I primi passi: lavoro, penitenza, preghiera, carità verso i poveri
Il nostro percorso di mensile riflessione e meditazione sul cammino di conversione di santa Margherita, sta per giungere al suo compimento.
Consapevoli che “ogni santo è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo” (Gaudete et exsultate 19), anche a ciascuno di noi, come a Margherita, è rivolta una Parola che è personalissima.
Oggi vogliamo tornare ai primi passi mossi da Margherita per guardare insieme, con rinnovata fiducia e illuminati dal suo cammino, al nostro processo di conversione a partire dal punto dell’itinerario in cui ciascuno si può trovare.
Proviamo, ancora una volta, ad entrare in dialogo con lei, attraverso un passaggio espresso nella Leggenda, in cui Cristo parla a Margherita in un momento di felice intimità.
“Figlia mia, sono stato e sono tuttora il tuo maestro interiore. Io, una volta divenuto guida del tuo cammino, con grande commiserazione mi sono compiaciuto di tirarti fuori dall’abisso profondissimo di questo mondo e delle tue miserie. Fu opera mia l’inizio della tua conversione, e mie furono le norme del tuo successivo comportamento; sarò sempre io il mezzo e il fine della tua salvezza” (Santa Margherita da Cortona, pagina 88)
A tale avanzato livello di vita spirituale, giunta ad essere finalmente chiamata “figlia”, dicci Margherita: per quale motivo ti viene ribadito che Cristo “è stato ed è tuttora il tuo maestro interiore”?
Ci fa bene ricordare che la santità non è un cammino che ci diamo da soli: è il Signore che chiama ad un processo continuo di conversione, ognuno per la sua via. L’iniziativa è di Dio, a noi è chiesto di corrispondere all’Amore che chiama.
Difatti, Cristo ti rammenta che fu opera sua l’inizio della tua conversione.
E’ vero! Come dicevo, l’iniziativa è stata del Signore, la mia risposta è stata perseverare nel cammino, non smettere di credere in lui e nel suo amore. Il cammino di santità è una cosa bella, seria, impegnativa, faticosa, a tratti dolorosa, perché implica il riconoscimento sincero, sofferto e orante dei nostri limiti, ma è l’unico cammino che ci fa sbocciare e fiorire come figli di un Padre che è santo. Lui chiede tutto e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati!
A tal proposito, nella mia esperienza è stato importante non dimenticare, lungo il cammino, che c’è un Maestro interiore, lo Spirito del Signore, che ci guida, che ci parla, che ci conduce e ci incoraggia. Quanto è liberante restare in questa consapevolezza!
Come si fa ad ascoltare lo Spirito Santo?
Per poter riconoscere e ascoltare la voce del Maestro è necessario fare silenzio in mezzo ai rumori che gridano dentro e fuori di noi – quale sfida è per voi, figli di questo tempo che corre, tanto bisognoso di quiete, di calma, di silenzio! – serve cercare spazi e tempi per fermarsi. Per me, la preghiera, la meditazione della Parola, il pianto e il digiuno sono stati strumenti importanti, direi sempre più indispensabili, insieme alla mediazione dei frati minori, perché fosse annullato, pian piano, qualsiasi diaframma fra me e il Signore del mondo.
Sì, ma come possiamo sapere se stiamo ascoltando la voce giusta?
Si tratta di un’esperienza, di una frequentazione che desidera essere sempre più profonda e intensa, incontro dopo incontro. E’ un’arte che si apprende poco a poco, passo dopo passo, proprio come quando impari a riconoscere la voce, il tono, il tratto della persona amata. E, soprattutto, fidatevi della mediazione di quelle persone che riconoscete credenti e credibili, coerenti nel loro dire e agire; cercate la condivisione, lo scambio, il confronto. Non scordiamoci che siamo un popolo in marcia, credenti in viaggio insieme, preceduti, circondati e guidati da amici di Dio. Questa è la comunione dei santi!
Cosa ha significato per te ricevere dal Signore le norme per il tuo comportamento?
Mi viene da rispondere così: norma al mio comportamento è divenuto sempre più il Vangelo, ossia la Persona stessa del Signore Gesù Cristo. A chi incontra il Signore accade di desiderare di conoscerlo sempre meglio, in profondità, con tutta la propria storia, comprese le ferite…anzi, forse proprio a partire dalle ferite! Quando ho scoperto che nell’abisso della mia disperazione – per l’uccisione del mio compagno di vita – là, in quell’indicibile dolore, non ero sola: c’era il Signore della Vita ad aspettarmi. Quello è stato per me il punto di partenza, il mio principio, il momento preciso in cui la luce della resurrezione ha iniziato a penetrare le oscurità del mio cuore. Da allora, il mio desiderio è diventato uno solo: bramare di imitarlo o meglio di seguirlo, libera e leggera, per vivere come lui ha vissuto.
Nel concreto, seguire il Signore Gesù, che cosa ha voluto dire per te?
Al solo ripensarci, il cuore mi trema di gioia e di lacrime, lasciando emergere i volti, i nomi, le storie di tanti fratelli e sorelle incontrati lungo i sentieri della mia esistenza…quanta vita, quanta sofferenza, quanta speranza, quale immenso amore ricevuto e restituito! Carissimi, il paradiso che ci attende non è altro che questa ricchezza di vita, trasfigurata e redenta!
All’inizio, desiderando di mantenere me stessa e mio figlio con il lavoro delle mie mani, cominciai a prestare assistenza alle nobili signore di Cortona durante il periodo del parto. Man mano, poi, con l’avanzare del cammino spirituale e di un bisogno più profondo di sostare in solitudine e in silenzio con il Signore, sentii l’esigenza di servire Cristo nei più poveri ed emarginati. E così, grazie all’aiuto e alla generosità di una signora di Cortona, ricevetti il dono di una stanza, che volli trasformare in un asilo di misericordia, un luogo dove ogni povero potesse sentirsi a casa, atteso, amato, benvoluto. Forte è stata l’esperienza vissuta con i poveri! Andare alla questua, preparare loro da mangiare, essere loro commensale, rendere confortevole il luogo, provvedere loro camicie, cinture, bicchieri, vasetti, tonache, sacconi e coperte da letto, curare le loro ferite, consolare i loro cuori raccontando l’amore e la misericordia del Padre…così è accaduto che, amando i poveri, ricevessi io da loro la lieta notizia di essere amata, perdonata e redenta da nostro Signore Gesù Cristo.
Vuoi dire che è in questo senso che Cristo si è manifestato mezzo e fine della tua salvezza?
Sì! L’amore ricevuto da Cristo povero e condiviso con i fratelli poveri, è stato come un collirio che, pian piano, ha sanato il mio sguardo, finanche a rivisitare tutta la mia storia: io, mendicante d’amore, attraverso l’elemosina vissuta con il Povero e i poveri, sono stata aiutata a riconoscermi figlia amata, amatissima! E’ l’amore che fa guarire! Non è stato un caso che la guarigione della mia storia di ragazza-madre povera sia passata dal prendermi cura delle donne partorienti e dei poveri.
E il vostro cammino di santità, per quali vie di guarigione sta passando?
Le Sorelle Clarisse di Cortona