“Obbedienza ai frati”
Nella Leggenda di santa Margherita da Cortona scritta da fra Giunta troviamo le seguenti frasi: L’antico nemico che sempre cerca di ingannare le anime, vedendo Margherita crescere in virtù (…) le predicava che non avrebbe perseverato nella fedeltà a Cristo fino alla fine.
Però Colui che guarda i giusti e ne ascolta le preghiere le disse: “Margherita, figlia mia, non aver timor, non aver dubbi: io sarò sempre con te nella tribolazione e tentazione. (…) Però se vuoi di tutto cuore le mie consolazioni, cerca di sottrarti a ogni presenza superflua, fatta eccezione dei Frati Minori. Perché questi frati ti aiutano ad abbellirti di varie virtù; ti istruiscono ad aderire inseparabilmente a me tuo sposo: ti presentano alte e salutari dottrine su Dio sommo ed eterno”. (…) “E come io il Creatore di tutto ho creato ogni cosa e la conservo, così voglio e comando che per mio amore tu ami tutte le creature non giudicando o condannando nel tuo cuore alcuna persona, né averne fastidio o serbarle rancore”.
Non si dimenticò mai Margherita del comando a lei dato dell’Eterno Re. Anzi, tanto più cresceva nell’amore divino tanto più si prendeva cura degli afflitti e godeva del bene del suo prossimo. L’obbedienza ha dunque predisposto progressivamente Margherita a diventare spazio completamente dedito all’amore di Cristo e del prossimo.
La vita di Margherita vissuta nella povertà, nell’umiltà e nell’obbedienza – quest’ultima la virtù più difficile – richiama la vita stessa del padre san Francesco nel raggiungimento della perfezione, ossia della piena adesione e conformità a Cristo.
Si legge negli Atti della Giornata di Studio di Margherita da Cortona: Cristo ordina a Margherita di sottomettersi completamente all’autorità dei frati, di obbedire al confessore espropriandosi di ogni bene e segreto riservato, di vivere sotto la sua direzione “uelud mortuam”. Giunta riconosce che la santa obbedienza di Margherita ha un carattere puramente strumentale e che la potestas esercitata dai frati su di lei ha un valore relativo rispetto alla superiore auctoritas dell’unico vero maestro, il magister interior, perché Dio è l’unico formator della sua anima. I confessori sono stati costituiti dalla volontà divina come maestri esteriori, ma Dio è la vera giuda del cammino; Dio è e resta il solo strumento e il fine della sua salvezza.
Le Sorelle Clarisse di Cortona