Intrecciando storia e fantasia
Stralci dal diario di Raniera Moscari
Mio marito non c’è più.
Ucciso? Morto per malattia? Partito per terre lontane?
Non c’è.
Mi ha lasciato un legame forte con la sua famiglia. Sono identificata come una Moscari, a Cortona, la città di lui. Abito nella casa dove lui è nato e dove ancora vive sua madre. Mi trovo bene con sua madre. Quando la gente parla di Marinaria e Raniera, se c’è qualcuno da fuori immagina si tratti di madre e figlia; e invece no: Marinaria è mia suocera! Cose d’altri tempi? Forse. Ma anche no: volersi bene è qualcosa che non ha tempo, è per sempre. Perché – l’ho sentito in una predica e mi è piaciuto – solo l’amore rimane.
Oggi è una giornata di sole e ho accompagnato Marinaria a passeggio. Non è facile convincerla ad uscire. Da quando morì suo marito, mia suocera sfugge gli incontri, evita le conversazioni, se ne sta per lo più nel semibuio della sua stanza. Che cosa farà lì da sola?
Un giorno mi accorsi che ripeteva preghiere su preghiere: teme che suo marito sia un dannato, eternamente escluso dalla vita vera, dalla vita che rimane… Forse, anzi sicuramente, sa di lui cose che io non so. Com’è forte il legame tra coloro che si amano! Neppure la morte lo può spezzare. Marinaria si sente ancora una cosa sola col suo uomo e soffre per la (presunta) sofferenza di lui. Del resto, noi crediamo in un Dio che è comunione. E allora, potrà restare sterile un gesto di comunione come la preghiera insistente di Marinaria?
Il sole oggi illuminava Cortona facendone luccicare le pietre di arenaria micacea: vorrei che quel brillio fosse un segno di speranza per Marinaria… e che lei se ne lasciasse penetrare il cuore.
Non ci posso credere! Stamani sbirciavo fuori dalla finestra e, proprio in quel momento, un’esile figura femminile entrava per la porta della città che è proprio qui, di fronte a casa. Era messa male, quella donna, ma che fierezza nei suoi occhi gonfi! Il bambinetto accanto a lei sembrava spaesato, mentre stringeva la mano della mamma, sua sola sicurezza.
Sono rimasta a guardarli, mentre in silenzio camminavano…
Oggi l’ho rivista. Sì sì, era lei, l’ho incrociata per strada. L’ho riconosciuta: si era fatto un gran chiacchierare, negli ambienti ‘alti’ della zona, della donna di Arsenio di Montepulciano, quello che uccisero non molto tempo fa. È proprio lei, sono sicura. Come mai è qui? Che cosa cerca mentre cammina per le nostre viuzze con il figlio suo e di Arsenio? O chi cerca? Ma perché proprio qui?! La sua presenza mi inquieta…
Stamattina è successo l’impensabile per me… Provo a scrivere per farmene io stessa una ragione.
Rimasi tanto turbata, ieri, dopo aver rivisto quella giovane donna, tanto bella quanto sciupata. Ne parlai a Marinaria. La sua reazione mi sconvolse. Senza esitare un istante, propose: “Chiediamole di venire ad abitare da noi”. Come?! Non capivo, o meglio, capivo, ma qualcosa dentro di me opponeva resistenza. Insomma, si trattava pur sempre di una forestiera e i suoi trascorsi non le facevano gran ché onore. E poi, i conti di Montepulciano come l’avrebbero presa? Ma chi ci mettiamo in casa?!
Marinaria però non aveva remore. Vedeva una donna sola, come era lei; una donna il cui uomo era morto, come il suo. Quella donna aveva il figlio, mentre Marinaria non l’aveva più, suo figlio, il mio uomo scomparso chissà come, chissà dove… Parlavo con mia suocera ascoltando lo slancio del suo cuore, che dava vigore a ogni suo dire. Mi venne in mente, chissà perché, quel che il confessore, tempo addietro, mi aveva suggerito: “Ripensa ogni tanto, Raniera, alla parabola con cui il Signore Gesù ha presentato il giudizio finale”. Già, pareva una filastrocca: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere,… ero forestiero e mi avete ospitato”. Ospitare il Signore? Sarebbe davvero bello, sarebbe splendido, sarebbe… il paradiso!
Ho sentito che il mio cuore si stava dilatando.
Da oggi pomeriggio, Margherita – ora me la sento di pronunciare il suo nome – vive nella nostra casa, in casa Moscari. Le abbiamo dato una stanzetta a pianterreno e lei continua a ringraziarci con tanto amore, quasi le avessimo offerto una reggia. Con sé ha poche cose, ma già ha cominciato a condividerle con chi ne ha ancora meno. Signore, forse ti abbiamo davvero ospitato?
Sono trascorse ormai parecchie settimane da quando Margherita vive qui. Non mi sembra vero! Ha portato un raggio di luce nel cuore di Marinaria, e anche nel mio. L’impossibile sta diventando realtà.
L’altro giorno, mio marito è tornato. Non so che cosa gli sia successo, che cosa abbia vissuto in questa lunga assenza… Ma Margherita mi ha detto di aver ricevuto dal Signore questo messaggio per lui: “Fa’ una confessione generale: sperimenterai la forza della mia misericordia e la dolcezza della mia consolazione”. Stamani gliel’ho riferito e ora lui sta andando dai frati di San Francesco.
E poi, Marinaria ha saputo da Margherita, sempre per rivelazione del Signore, che suo marito è beato, è in paradiso! Pensavo che mia suocera morisse per la grande gioia. Margherita l’ha esortata, sempre da parte del Signore, a lodare Dio ogni giorno, ma mi pare che non ci sia bisogno di esortarla: Marinaria non fa che cantare laudi su laudi (per la verità, lei pensa di non essere udita!), finita una ne comincia un’altra, e poi da capo… è divenuta tutta lode!
Signore benedetto, mi viene da pensare: com’è potente la tua Parola quando è accolta, quando diviene vita nella vita di qualcuno! C’è chi ha detto: “Lo stupore partecipa del mondo, ma ne prende anche una distanza, la distanza dell’ascolto, della visione, del lasciar risuonare la domanda, l’implorazione che il mondo stesso leva e vorrebbe fosse ascoltata e accolta” (Luciano Manicardi). Questo, io l’ho vissuto quando il mio sguardo si fissò, stupito, sull’esile donna che attraversava Porta Berarda. E ora sto vivendo, insieme a mia suocera, la beatitudine di chi accoglie te accogliendo un forestiero… la forestiera Margherita.
Le Sorelle Clarisse di Cortona