di Marco Scaramucci
Quella del prossimo 22 Febbraio 2022, sarà una Festa di S. Margherita particolare, infatti verrà celebrata la ricorrenza del 750° della Conversione, avvenuta nell’arco di tempo che va dalla scoperta del corpo di Arsenio, suo amato compagno, sotto la Quercia di Petrignano, al momento in cui rifiutata dal Padre decide su ispirazione Divina di dirigersi Poverella , stringendo la mano del figlio, a Cortona.
A Cortona Margherita troverà rifugio e da qui intraprenderà il suo cammino che la porterà a divenire quella Sposa diletta di Cristo che come un gioiello emana Luce di grazia dall’alto del Colle.
L’urna e le chiavi.
Chiunque abbia un gioiello o una perla preziosa, si preoccupa di metterla al sicuro in una cassaforte o in un forziere.
Anche Cortona ha la sua Gemma preziosa , proprio la nostra S. Margherita, nome che in Greco significa appunto perla, e la racchiude e protegge da secoli come il tesoro più importante non solo per il suo valore storico, politico e spirituale, ma anche come bene da tramandare il più possibile alle prossime generazioni, e lo fa racchiudendola in uno scrigno particolare.
Quanto segue ha avuto inizio quando per alcuni momenti, ho stretto nelle mani delle chiavi speciali, che pochi hanno potuto vedere da vicino, le chiavi dell’Urna della nostra Santa.
Non solo mi hanno emozionato per quello che rappresentano , ma anche incuriosito per la loro particolare fattura , e così spinto a saperne di più sono andato indietro nel tempo attraverso vecchi e nuovi volumi per provare a cercarne la storia, che va di pari passo con le vicissitudini dell’urna e del Corpo della Santa..
Per arrivare a scoprire qualcosa però c’è voluto un pò di pazienza, infatti sono dovuto partire da molto lontano, dall’inizio di tutto, ovvero dalla fine della vita terrena di Margherita di Laviano oramai da Cortona, da quel 22 Febbraio 1297.
Sappiamo dalla Legenda di Fra Giunta che dopo la Morte di Margherita, le autorità ne imbalsamarono il Corpo, lo avvolsero nelle ricche vesti di porpora donate dalla famiglia Casali, “ … e lo deposero in un sepolcro nuovo” e con tutta probabilità, come scrisse Ludovico Da Pelago, il primo sepolcro in cui fu riposto il Corpo, è stato una nicchia situata all’altezza dal pavimento di circa un braccio (58,4 cm) nella parete meridionale della campata centrale dell’antica Chiesetta di San Basilio, compreso tra i due pilastri della platea della Chiesa attuale.
Il Corpo di Margherita era probabilmente contenuto dentro un’arca di legno inserita dentro un’urna fatta con una gabbia di ferro dorato, e il tutto posto all’interno della nicchia del muro.
Sopra questa nicchia, come Edoardo e Paolo Mori hanno scritto, non è da escludere che vi era posto il dossale dipinto a tempera su legno con le scene della sua vita, che adesso si trova al Museo Diocesano di Cortona e che fu realizzato tra il 1297 e il 1307.
La Sacra Spoglia custodita dentro la cassa di legno, protetta dalla grata in ferro e posta in alto rispetto al pavimento assicurava ai fedeli la visibilità e al tempo stesso era protetta dai tentativi di furti di Reliquie.
Non sono pervenute a noi le misure della nicchia, e poco sappiamo anche dell’urna, ma alcune indicazioni si possono ottenere dagli acquerelli copie degli affreschi che ritraggono la visita del Card. Napoleone Orsini del 1308, che nonostante siano stati realizzati circa nell’epoca in cui Margherita fu traslata nella nuova Chiesa, sono di sicuro frutto del racconto di testimoni che avevano visto la prima sepoltura.
Da quello che gli acquerelli riportano abbastanza fedelmente si può arrivare alla conclusione che l’urna con la grata fosse posta sopra un supporto di legno, e questo suggerisce che in circostanze particolari poteva esser tirata fuori dalla sua nicchia nella parete.
Della chiave o chiavi dell’Urna che conteneva il Corpo di Margherita, in questa prima sepoltura, non ho trovato notizie particolari, ma non vi è dubbio che siano esistite, anche solo per impedirne l’accesso e la sicurezza, la conferma è venuta dal manoscritto: “Memorie della Città e Diocesi Cortonese estratti da antichi e veridici manoscritti compilati negli anni 1759 e 1760” dove si può leggere questo accenno: “ E’ da notare che fino dalla sua deposizione prima il Magistrato prese possesso della custodia del Corpo di S. Margherita e sempre ha conservato tale jus tenendo le chiavi della sua cassa e quando si deve scoprire le consegna ai sei Sigg. Collegi quali erano prima i Presidenti dell’Unione acciò vadano in abito di Magistrato ad assistere all’apertura e non si partano finchè non sia chiusa. La cassa poi è sigillata e unita coi cristalli anteriori da sigilli episcopali come è sempre stato solito nelle ricognizioni fatte del sacro Corpo.”
Nel 1330, probabilmente per via del grande afflusso di Pellegrini alla Tomba di Margherita, andando anche contro le leggi dello statuto Comunale del tempo, si decise di traslare il Sacro Corpo dall’Oratorio di S. Basilio al centro della parete nord della campata orientale, sotto la terza crociera della nuova Chiesa .
Nel 1362 le fu posto sopra il mausoleo in marmo, che oggi si può osservare in alto nella parete destra.
Quindi dal 1330 circa, la Sacra Reliquia fu traslata per la prima volta, e i primi riferimenti ad un’urna di legno si hanno in un documento del 1343, cioè nel testamento di Donna Niccoluccia.
Il Da Pelago nella Legenda di Fra Giunta ci dice che “ebbero la premura i Cortonesi di trasferire da questa in
quella il prezioso Corpo della B. Margherita ; collocandolo anche con maggior decenza in una nicchia lasciata apposta scavata nella parete laterale a destra dell’Altar maggiore , all’altezza da terra circa tre braccia : La qual nicchia, che era di forma oblunga a guisa di urna sepolcral , avea dalla parte anteriore corrispondente al di dentro della Chiesa , una grata di ferro, per cui potea vedersi il Sacro Corpo ; e dalla parte posteriore , che corrispondeva nell’antica Sagrestia , una forte chiudenda di legno serrata a chiave , da potersi soltanto aprire, quando fosse piaciuto estrarne il Sacro Deposito ….
…ed in questa Chiudenda ( che ancor conservasi nel Convento di S. Margherita in Cortona) erano ( come ancor sono, benchè in gran parte scrostate ) dipinte le seguenti immagini. 1. In mezzo il Crocifisso , con a pie della Croce la B. Vergine , S. Giovanni , e S. Maria Maddalena . 2. A destra S. Gio. Battista . 3. Indi S. Margherita 4. Appresso S. Basilio 5. A sinistra S. Pietro Apostolo . 6. Indi S. Caterina V. e M. 2. Appresso S. Francesco “
Il traduttore della Legenda datò questi dipinti attorno al 1330, ed erano quelli della navata, mentre gIi sportelli che permettevano l’accesso all’urna della Santa dalla parte della sagrestia non erano decorati.
Inoltre i particolari descritti sono stati molto probabilmente ripresi dal racconto della visita del 1634 dei Giudici per il processo di Canonizzazione della Beata Margherita, dove si racconta come a questi fu mostrato di sotto il Sepolcro di Marmo, dopo l’apertura di una finestra di legno, una cassa o arca dove si conservava il Corpo incorrotto.
Vi è inoltre la descrizione della nicchia posta 1,75 m circa sopra il livello del pavimento, accessibile sia dalla navata che dalla sagrestia e chiusa da entrambi i lati da sportelli orizzontali in legno.
A riguardo dello stato di conservazione del Corpo di Margherita, ancora sullo stesso testo si legge che il 15 Luglio 1456 “ si cavò fuori dalla cassa e spogliossi diligentemente, e poi si rimesse nel suo luogo in sur una tavola di modo che agevolmente si può cavare; e di nuovo se li mutò i veli del capo, spogliossi nuda, che solo una veste le rimase addosso, poi racconciò come stava innanzi, e nota che il Corpo suo è integro che non li manca nulla ed è solidissimo “
Da “Margherita da Laviano e i Lorenzetti, sappiamo inoltre da un annotazione fatta a mano del XV secolo nella parte interna della copertina della Legenda di Margherita del XIV Sec, che in questa occasione il Corpo di margherita fu rivestito di nuovi abiti.
E finalmente grazie al nostro Da Pelago arrivano altre indicazioni sulle chiavi dell’urna, infatti nella Dissertazione XII Del Culto reso a S. Margherita dal 1392. al 1515, ci dice che il 15 Novembre 1392 per formulare la proposta di introdurre nella Chiesa di S. Basilio e S. Margherita i Frati Minori stabilirono tra le altre cose che: “ Questo soltanto salvo , e dichiarato , che il beato e santo Corpo di S. Margherita predetta, sempre ed in perpetuo stia nella detta Chiesa , sotto le chiavi e custodia de’ soprastanti , posti , e da porli in detta Chiesa dal Comune di Cortona , e da ‘ Generali Signori della stessa Città; colla totale potestà ed amministrazione , che sono stati soliti di avere in avanti i Soprastanti suddetti nella prefata Chiesa ec.”
Come possiamo notare le notizie e i riferimenti alle Chiavi trovate sin qui, sono davvero poche, ma ho continuato ancora la ricerca perchè le vicende del Corpo della Beata Margherita e dell’Urna che lo contiene, non erano ancora finite .
Il Padre Domenico Bacci nel 1921 nel suo “ Il Santuario di Santa Margherita in Cortona “ scrive che
il famoso decoratore di vetrate Guglielmo de Marcillat lavorò agli inizi del 1500 ad un urna di vetro dove conservare la Salma di S. Margherita di cui però già al tempo della stesura del testo non restava più memoria.
Arriviamo così alla terza traslazione: Il 31 Dicembre dell’anno 1580 ancora una volta per venire incontro alle necessità dei Pellegrini e Devoti che soprattutto nei giorni delle Feste accorrevano in abbondanza a visitare la nostra Patrona, si rese necessario togliere il Corpo dal sepolcro dentro la parete in cui fu collocato nella traslazione del 1330, per posizionarlo in un luogo più consono, mentre il vecchio loculo venne richiuso e l’Altare al di sotto di questo sulla muraglia venne demolito.
Margherita venne così solennemente collocata sopra l’Altare maggiore sotto l’arco centrale di accesso al coro, nella posizione più importante della Chiesa stessa, e da allora quella è rimasta la posizione definitiva in cui ancora oggi la vediamo riposare.
Naturalmente a quel tempo la visione del Corpo nell’Urna, che all’incirca dal XV Secolo aveva in parte le pareti di vetro, era riservata a visitatori speciali e in occasioni particolari, oltre che nelle Feste,ma per il resto del tempo rimaneva ancora come prima al sicuro protetta per mantenerne l’incorruttibilità, nel suo sepolcro di legno dorato racchiuso dagli sportelli di legno dipinto .
Anche per questa occasione come riportato da “Margherita da Cortona una storia emblematica di devozione narrata per testi e immagini”, vennero cambiate le vesti che ricoprivano il Corpo di Margherita, e fu rivestito di un tessuto serico a strisce che la facevano sembrar fasciata.
In “Margherita da Cortona una storia emblematica di devozioni narrata per testi e immagini” si legge che:
“Il 19 Gennaio 1646, verso la fine del suo impegno alle grandi decorazioni in Palazzo Pitti a Firenze, Pietro Berrettini scrisse a Cortona allo “ Ill.mo Sig. e Pad. Colend.mo (Pancrazi?) Io ricevei la lettera datami asieme coi disegni del ornamento che ora si trova al presente S. margherita di che io lodo assaissimo il fare per adesso solo li ornamenti de fuori della cassa circa esserci facilità nel alzarla e veramente ochazione da acomodarsi bene e il farlo a suo tempo sara lodevolissimo perchè nel modo che sta ora al presente sarebbe cosa biasimevole il lassarla stare con tali ornamenti io o parlato con il argentieri e lui farà lo schandaglio da quello che il denaro potrà fare e se bisognerà che vengi costì sarà prontissimo e io tanto sto pensando in che modo possi fare cosa che sia de satisfatione a loraltri Ill.ri Signori quali desidero sommamente servire e per fine mi li ricordo ser.e e da nostro Sig.r Dio li desidero ogni felicità e li riverischo de Fiorenza li 19 de genaio 1646” (BCAEC, ms. 654, c. 34). I deputati sopra l’assistenza e cura di fare l’ornamento d’argento: il Balì Cosimo Passerii, il Cavalier Valerio Baldelli e il Cavalier Galeotto Ridolfini, gli avevano infatti commissionato l’opera “ con danari raccolti dai devoti in testimonianza di grato animo per la cessata guerra fra il Duca di Parma e il Pontefice Urbano VIII” (1835, storia di Cortona, p123). Della realizzazione dell’opera venne incaricato l’argentiere fiorentino Adriano Lani sulla base di un accordo che prevedeva “ fosse adoperato argento buono da scudi 10 la libbra, contro una mercede di scudi 3 per ogni libbra d’argento lavorato”. L’acconto versato era di scudi 300. Il Lani realizzò solo i fregi, gli specchietti e le parti laterali, ma a quel punto il contratto venne rescisso e costui restituì 11 libbre e 3 denari d’argento, i calchi, i rami e quant’altro, promettendo di restituire il resto di 120 scudi a un rateo semestrale di 40 (ACC, ms. H8, c.37) Un tal Baldacchini si prese carico di trovare un sostituto, del quale non è però rimasta documentazione del nome. Con il nuovo argentiere venne stipulato lo stesso accordo, ovvero lo stesso compenso per lo stesso tipo di argento da 10 scudi la libbra. Terminati però i fondi, nell’Agosto del 1646, i deputati deliberarono di prelevare altri 100 scudi dal Monte di Pietà per consentire di terminare la cornice, e ne chiesero autorizzazione al Marchese degli Albizi. L’”argentiero di Fiorenza” al quale era stato consegnato il modello in rame dell’ornamento si trovò costretto a realizzare le restanti decorazioni, recuperando parte dell’argento dai pilastrini laterali, che rifece in argento più fine.”
il 15 Aprile 1652, dietro proposta del Dott. Luca Boni, il Generale Consiglio, iscrisse nel libro d’oro della nobiltà Cortonese, senza alcun pagamento di tassa” il famoso e ricercato pittore ed architetto Cortonese Pietro Berrettini.
Il Berrettini, per dimostrare la propria gratitudine verso Cortona, pensò di rendere omaggio a S. Margherita, infatti a sue spese fece ricamare in seta, da un abilissimo Fiammingo, un tendaggio con, l’immagine della Santa, a grandezza naturale proprio come giaceva nell’urna.
L’immagine ricamata era visibile dietro a delle tendine che si aprivano.
Il vero Corpo ancora non era esposto alla pubblica venerazione.
Il dipinto arrivò a Cortona il 3 Novembre 1652 assieme ad un altro preziosissimo dono: una ghirlanda di foglie d’argento tempestata di brillanti e di altre gemme preziose, d porre sul Capo della Santa.
Berrettini dipinse anche un quadro della Santa che ai piedi del Crocefisso, in preghiera vien rapita in estasi.
Il quadro oggi si trova esposto nella galleria del Palazzo Rondanini di Roma.
L’urna della Patrona è rimasta impreziosita dalla decorazione disegnata dal Berrettini, fino al 1978 anno in cui è stata rubata, mentre il dipinto del Corpo della Patrona si trova tutt’oggi conservato e visibile nel Museo interno del Santuario.
Il Sarcofago di S. Margherita rimarrà al suo posto sino al 1736 quando avrà inizio il primo ampliamento della Chiesa del Pisano, infatti in questa data per consentire i lavori il Corpo sarà posizionato momentaneamente nella Sacrestia, mentre nel 1876 per i lavori della nuova Chiesa, non fu necessario spostare l’urna, ma:
“…di far tirare un muro presso i gradini della balaustra perchè l’Altar Maggiore , su cui sta richiuso in u urna pregevolissima il Corpo della Santa, e gli altri di fianco alla Crocera, col coro di fronte, restassero interamente separati dal rimanete della Chiesa. I questo modo, oltre ad impedire che la preziosa Reliquia ricevesse il minimo danno, veniva pure riserbato ai Padri Francescani lo spazio bastate per il servizio religioso” .
Da Santa Margherita da Cortona e la nuova Chiesa ricordi e leggenda del P. Antonino Fioresi 1882
La storia ci tramanda notizia di due nuove aperture dell’ urna, una nel 1774 quando venne eseguito un nuovo cambio d’abito per la Santa, sempre con tessuto serico a strisce, ed un altro nell’anno 1804 quando Margherita verrà rivestita con il classico Taccolino, simile a quello da lei usato in vita, così come la possiamo vedere oggi.
Per continuare trascrivo il dettagliato racconto del Mirri che si trova nel testo: “ VI °Centenario S. Margherita da Cortona relazione delle feste solenni per il C. G Mirri Rettore del Seminario 1899 “:
“Gioverà qui prender nota, prima di andare innanzi, di una delicatissima e importantissima operazione praticata intorno all’ urna che conserva la spoglia benedetta della Santa Penitente. Già da qualche anno si era osservato che le due lastre di vetro che chiudevano la preziosa Reliquia, per l’azione deleteria del tempo non combaciavano più tra loro in modo da impedire la penetrazione dell’ aria e la infiltrazione della polvere nel l’interno dell’arca; erasi parimente osservalo che alcune faldelle di cotone, con cui erasi preteso chiudere ermeticamente le fessure esistenti lungo i margini della chiudenda, erano in parte cadute dentro, parte rimaste penzoloni dietro il cristallo, impedendo la vista della Reliquia. Informata dell’ inconveniente S. E. R.ma, e desiderosa di ripararvi efficacemente, la mattina del di 10 Novembre 1896 dopo maturo consiglio, accompagnato dal Decano C. Lorini, Presidente del Comitato, dal Canonico Giuseppe Mirri, Rettore del Seminario, dal suo Cancelliere e da persone dell’arte, alla presenza dei Deputati Municipali e dei Superiori del Convento, non senza trepidazione rimuoveva da sè medesima personalmente, con cautela e delicatezza ammirabile, l” antica vetrata, e riusciva felicemente a togliere il cotone caduto e la polvere agglomeratasi sopra la Reliquia senza il menomo danno della medesima. Nella stessa circostanza poté anche recingere le auguste tempia della Santa con una preziosa aureola d’ oro, donata già da
un generoso benefattore della città di La Paz in Bolivia, la quale stante la chiusura dell’urna non si era
mai potuta mettere a posto. Per felice combinazione assisteva all’atto pietoso il M. R. P. Gio. Batta Aguir
dei F. M. peruano, il quale era stato il promotore del magnifico donativo, e da poco era giunto in Cortona
per prender parte alle feste del Centenario. Dopo ciò un tersissimo Cristallo di un sol pezzo, montato Su
di elegante cornice di metallo inargentato e cesellato dal’ orefice aretino sig. Pietro Borghini, venne Surrogato all’antico in due pezzi. L’artistico lavoro disegnato dall’ archit. sig. Domenieo Mirri, in ordine alla superba cornice delineata dal Berrettini, porta scolpito in alto in lettere a chiaroscuro — Sexto ab obitu centenario — e in basso su graziosa targhetta lo stemma di Mons. Corbelli, il quale a tutte sue spese volle puranco sostituire una chiudenda nuova in legno di noce all’ antica di querce, pesantissima e corazzata di ferro giusta le usanze medievali, rendendo cosi più facile l’apertura dell’ urna, e meno pericolosa per la preziosa Reliquia.
Tanto l’opera del falegname come quella del fabbro ferrajo eseguite coi disegni del sullod:° sig. Mirri fanno
veramente onore ai bravi artisti cortonesi Anacleto Martelli e Giuseppe Roselli. “
Da questa sostituzione dei cristalli arrivano alcune informazioni anche sulle Chiavi usate per aprire l’Urna, infatti visitando il museo interno del Santuario, tra le tante cose interessanti che riguardano la Santa, si può vedere la massiccia chiudenda sopra citata, con le toppe per le proprie particolari chiavi e con la seguente dicitura: “ANTICA TRIPLICE SERRATURA DELL’URNA DELLA SANTA FINO AL 1896 IN CHE FU TOLTA ( VESCOVO, SINDACO, GUARDIANO) CERIMONIA IN VIGORE FINO DOPO AL CONCILIO VATICANO SECONDO ( LE CHIAVI SI SONO PERDUTE) ”.
Infatti anticamente le chiavi dell’Urna erano custodite una dal Guardiano del Convento del Santuario, una dal Vescovo della Città e una al Podestà o Sindaco, per l’apertura nel giorno della Festa Solenne, queste venivano portate e consegnate con una processione a cui partecipavano tutti i Terzieri e le Autorità, partendo dal Palazzo Comunale.
Il biglietto scritto nella vecchia chiudenda non fa che confermare quanto scritto in “Margherita da Cortona una storia emblematica di devozioni narrata per testi e immagini”: “Oggi i Cortonesi festeggiano la loro Santa Patrona seguendo una tradizione plurisecolare che corrisponde, come è stato in ogni periodo, a bisogni contemporanei. La festa invernale del 22 Febbraio rimane una manifestazione locale: un giorno festivo con processione alla Chiesa di Santa Margherita. Nella ricorrenza primaverile invece, ai turisti viene offerto uno spettacolo storico, autenticato dagli statuti del 1325: il lancio delle bandiere, il peso e la benedizione dei ceri, la presentazione delle tre chiavi del Santuario….”
Un’ altro accenno alle preziose chiavi dell’Urna, risalente al 1921 si trova nel testo sopra citato di D. Bacci;
“Le 10 chiavi con le quali si chiudeva una volta l’Urna si conservano nel museo comunale, e la vecchia cornice col vecchio cristallo sopra la porta interna della sacrestia dei canonici”
Ed ancora in “Margherita da Cortona e i Lorenzetti” si legge: “A cominciare dal 1930, durante il regime fascista, i responsabili municipali propongono di ridare al culto della Santa il suo valore primitivo, riprendendo la tradizione medievale, “ l’antica usanza ”. Come principale rappresentante del governo comunale, il podestà deve seguire la processione con le chiavi del reliquiario di Santa Margherita, che vengono consegnate al Vescovo alla porta della Chiesa.”
Continuando con la storia, arriviamo al 1955 anno in cui finalmente viene abolita l’esposizione privilegiata del Corpo di S. Margherita, infatti il Vescovo di Cortona Mos. Giuseppe Franciolini fece intagliare la tavola o sportello di protezione e la sostituì con il cristallo e la grata in ferro così come è attualmente per rendere sempre visibile la Reliquia più preziosa, la nostra amata Perla, il Corpo incorrotto dal 1297 di S. Margherita.
Oggi l’urna misura m. 2,63 di lunghezza, 1,13 di altezza, 0,97 di larghezza.
E’ da aggiungere che dietro l’attuale Urna, nella parte visibile dal coro, vi è una tavola dipinta con le fattezze del Corpo della Santa.
Non ci sono notizie della prima cassa dove riposò Margherita subito dopo la sua morte, nella sua sepoltura in S. Basilio, nemmeno quella a cui lavorò il decoratore Marcillat, ma è a noi è comunque arrivata quella che è visibile nel museo del Santuario che contiene le Reliquie della Santa, anticamente tenuta in casa Passerini, fino a quando Mons. Lorenzo Passerini ne fece dono al Santuario, così come riporta la targhetta in ottone apposta dietro: “Cassa dove si trovava il Corpo di S. Margherita da Cortona finchè non fu collocata nell’attuale. La donò Mons. L. Passerini ai MMOO. 17 Settembre 1884.”
Quest’urna è la stessa in cui nel 1972 in occasione del VII ° Centenario della Conversione di S. Margherita, fu posto il Corpo della Penitente , lasciato temporaneamente il Santuario, raggiunse i suoi luoghi natii tra il 23 eil 30 Settembre.
Così racconta Romano Scaramucci in “Saremo sempre Araldi”:
“il giorno 22 Settembre ebbe inizio il Pellegrinaggio (Traslazione) di S. Margherita. Un viaggio straordinario che la Patrona Cortonese fece con i suo Corpo venerato sulle strade da Lei percorse nei sette secoli addietro, per riportarvi la sua Santità. Dal suo Santuario, dentro l’Auto-Cappella, scese prima sul colle di Cortona per proseguire poi verso i luoghi della sua infanzia, fanciullezza e adolescenza. Il Pellegrinaggio volle essere una “missione d’amore feconda di tanto bene” come scrisse il Vescovo di Cortona Franciolini.
Dalle Cronache:
22 Settembre 1972 – Nel pomeriggio gli Araldi raggiungono il Santuario per accompagnare fino alla Cattedrale la Santa… La folla è immensa nelle strade e nel Duomo per accogliere con devozione la Santa Patrona.”
La Santa dopo aver sostato in Cattedrale, partirà alla volta di Laviano, in processione il corteo si fermerà davanti alla Chiesa di S. Domenico dove il Corpo di S. Margherita verrà consegnato al Popolo di Laviano e Pozzuolo.
“23 Settembre 1972 – Il giorno successivo dopo l’intenso omaggio dei Cortonesi al Corpo della Santa, partendo dalla Cattedrale, inizia il Pellegrinaggio che troverà tanta popolazione in festa nei Paesi delle Province di Perugia, Siena ed Arezzo. Gli Araldi accompagnano la Patrona fio a Laviano….
14 Ottobre 1972- A notte il Corpo di S. Margherita viene portato a spalla dalla Chiesa di S. Francesco in Cortona fino al Santuario. Gli Araldi, sfidano i timori della pioggia, sono fieri di essere vicini all’Urna della Santa.
15 Ottobre 1972- La Basilica è traboccante di fedeli. Intorno al’Altare ci sono gli Araldi, lieti e grati al Signore per la fortuna di aver onorata, durante il pellegrinaggio, Santa Margherita…”
www.youtube.com/watch?v=xFhifVP1kpY
Il 27 Gennaio 1998 nell’Urna sopra l’Altare Maggiore, vennero istallate delle luci a fibre ottiche per meglio illuminare e conservare il Corpo della Santa, che per permettere i lavori, fu portato e adagiato nell’Altare della Cappella del Convento, dove, come scrisse su “S. Margherita da Cortona una Luce dal Colle del Febbraio 1998” il P. Alfonso Bucarelli, Rettore del Santuario all’epoca: “ fu accuratamente e devotamente “ripulito””
.
Le chiavi attuali e la chiudenda di cui aprono le serrature sono sicuramente quelle sostituite nel 1896, sono 4, una chiave piccola con una croce nel pettine (ovvero l’insieme di intagli, scanalature e dentini), che apre la cornice dell’urna con la tendina, per permettere l’accesso alla chiudenda con la grata in ferro, e tre Chiavi più grandi con il pettine a forma di numero (1, 2 e 3), ognuna di queste apre una toppa corrispettiva a sua volta con la forma dei 3 numeri.
Le 4 Chiavi sono oggi conservate nel la cassaforte del Comune di Cortona e come sopra descritto vengono portate in processione, adagiate in un cuscino di pelle con un motivo di fiori in rilievo a contorno e in alto la scritta “S+M”.
Le autorità le consegnano al Padre Guardiano che a sua volta le porge agli Araldi di S. Margherita che procedono all’apertura dell’Urna.
www.youtube.com/watch?v=zDCncn5zbfE
www.youtube.com/watch?v=2BKjLuHszlk
L’Urna rimane aperta fino alla settimana successiva alle Feste per permettere ai devoti di rendere omaggio alla Santa Patrona, e una volta richiusa, sempre dagli Araldi al termine della S. Messa, le chiavi vengono riconsegnate al Comune.
www.youtube.com/watch?v=gzSF05r8nQQ
“Attraverso tutti questi cambiamenti un elemento è rimasto costante: il comune di Cortona ha sempre mantenuto il possesso delle chiavi che rendono possibile l’accesso al corpo.”
da “ Margherita da Cortona e i Lorenzetti”
Nella mia ricerca sulle Chiavi, mi sono imbattuto anche su alcune curiosità che sono comunque legate all’Urna ma soprattutto alla Nostra Patrona :
Fulmine sull’Urna
Il 4 Settembre 1658 avvenne un fatto prodigioso riportato da varie fonti come da Annibale Niccolò Laparelli nelle sue memorie, dal Padre Domenico Bacci in “Il Santuario di Santa Margherita in Cortona”, da Don Bruno Frescucci in un articolo su L’Etruria n°9 del 15 Maggio 1988 e da Domenico Tartaglini nella sua “Nuova descrizione dell’antichissma Città di Cortona”, del quale trascrivo le parole:
“Non deve tralasciarsi quel meraviglioso prodigio occorso in questa medesima Chiesa, e sopra l’Altare della Santa Suddetta; mentre da ciel nubloso essendo caduto un fulmine, non toccò in modo alcuno quel Santo Corpo, che ivi si venera, ma se come riverito l’avesse, intatto lo lasciò nel suo posto, è per dare a conoscere di esserci stato, rese affumicato l’ornamento, senza però toccare nè meno l’effige, qual ornamento fu poi rinnovato, e l’effige fu fatta dal celebrato pennello di Pietro Berrettini da Cortona, tutto come di ricamo d’oro, e donato alla Chiesa, acciò si ponesse sopra l’Altare, siccome ora si trova, non cessando il Signore Iddio operare, per intercessione di questa Beata Santa molti miracoli, e render la salute a chi con devoto affetto, e cuore si raccomanda alli suoi gloriosissimi meriti.”
Furti all’Urna
Alle 6 di mattina del 17 Luglio 1965 Fra Nazareno Pieri, il Sacrestano della Basilica di S. Margherita, si accorse che era avvenuto un furto, e come fu descritto nel numero 22-23 dell’Etruria del 22 Agosto 1965, i ladri nascostisi al’interno del Santuario al momento della chiusura, durante la notte alla luce di candela che provocarono anche lo sbruciacchiamento della tovaglia dell’Altare e delle tendine del Tabernacolo, si sono servitisi di un paio di cuscini di un confessionale e di un tappeto, hanno forato i due vetri dell’Urna di S. Margherita, all’altezza della sua testa e hanno rubato la corona d’oro a fogliame donata da Maria Luisa d’Austria, e tre rose di brillanti, rubini e topazi, i malviventi non potendo scucire o tagliare i preziosi ricami dai cuscini dove poggia la testa la nostra Santa, pesarono bene di usare le candele per bruciare il cuoio, e solo per miracolo il velo e i tessuti che ricoprono il Sacro Corpo non presero fuoco.
I ladri dopo aver rubato anche una cassetta delle elemosine forzarono poi la serratura della porta laterale per fuggire.
Ancora nel numero 2 del 28 Febbraio 1943 l’Etruria pubblica un articolo riguardante il furto avvenuto nella notte tra il 17 e 18 Febbraio , i ladri dopo aver preso alcuni oggetti preziosi, si affaccendarono all’Urna di Margherita, tentando con uno scalpello di forzare un angolo della cornice d’argento del Berrettini, e forse presi da rimorso abbandonarono l’impresa.
I Cristalli del’Urna furono di nuovo rotti in un altro tentativo di furto, nella notte del 13 Febbraio 1972, nel 1978 la cornice della preziosa urna è stata privata di una testa di angelo e infine nel 1981 dall’ urna fu rubata parte della lamina del rivestimento.
La Festa di Maggio
La festa in onore di S. Margherita che si celebra a Maggio, è un privilegio particolare concesso sin dall’antichità , dalla Santa Sede, con il nome di TRASLAZIONE, nella Domenica che cade entro l’Ottava dell’Ascensione di Gesù ,.
Nel Manoscritto “Memorie della Città e Diocesi Cortonese estratti da antichi e veridici manoscritti compilati negli anni 1759 e 1760” così è riportato: “ La 2° Festa della Traslazione di S. Margherita ebbe questo principio perchè nella festa del 22 Febbraio come tempo d’inverno sono le strade malagevoli i Forestieri venivano con grande incomodo (la festa di Febbraio in passato è stata anche annullata per maltempo n.d.a.) , perciò il Guardiano dei Minori Osservanti di S. Margherita il 20 Novembre 1638 esibì una supplica al General Consiglio (Consiglio municipale n.d.a.) e Sigg. Presidenti dell’Unione acciò per i suddetti motivi volessero decretare un’altra annua Festa in tempo più comodo senza levar la festa del 22 Febbraio… Riferita al Magistrato de Sigg. nove Conservatori della Giurisdizione e Domenico Fiorentino questa supplica, scrisse il 21 Maggio 1639 al Sig. Baccio Alberti Patrizio Fiorentino e Commissario di Cortona acciò stabilisse e ordinasse che la Domenica fra l’Ottava dell’Ascensione l’Unione celebrasse altra festa di S. Margherita …. e fu data alla festa il titolo di Traslazione in memoria della Traslazione che del Corpo di S. Margherita fu fatta dal lato laterale destro dell’Altar maggiore seguì l’anno 1580.”
Così la prima festa della Traslazione si svolse il 5 Giugno 1639, e verrà accompagnata dalla fiera del bestiame.
Multe e grazie
Quante volte abbiamo sentito dire “Guai a chi dice male o a chi tocca la mia S. Margherita….” sicuramente questa devozione e rispetto verso la nostra amata Patrona, ha radici antiche, infatti già dopo la sua morte se qualcuno si fosse dimostrato irrispettoso verso di Lei, allora c’erano delle severe leggi che prescrivevano punizioni adeguate.
Partiamo da una norma particolare, che il Mancini riporta nel suo “Cortona nel Medioevo” e che
trascrivo dalla traduzione dello statuto di Cortona del 1325:
“Con lo stesso zelo posto nel celebrare la memoria di S. Margherita, i nostri vecchi ne custodivano la Salma.
Multa in L. 100 e permesso a tutti d’offendere la persona che proponesse di rimuovere da S. Basilio il Cadavere della Santa.”
Ma come abbiamo visto nella storia dell’ Urna, arrivati all’anno 1330 per motivi di forza maggiore, la norma non fu giustamente rispettata e il Corpo di S. Margherita fu traslato per la 1° volta.
Passando alle norme che prevedono il rispetto a parole e gesti verso Margherita, sfogliando il testo “Cortona 1398 La Signoria dei Casali e la Giostra dell’Archidado”, sempre a riguardo di ciò che era prescritto nello statuto del 1325 si legge che : ” …La trentunesima rubrica del quarto libro, ad esempio, (SC IV, 31) punisce chi osa pronunciare parole disoneste e offensive contro la Santa e contro la sua “ fama sanctitatis” ( “ che nessuna persona di qualunque condizione, si permetta di dire o di proferire pubblicamente o in privato parole disoneste o illecite in detrazione della fama della lodevole Beata Sorella Margherita).”
Ma non solo, il Mancini continua:
“…Nei giorni delle Feste in onore di S. Margherita come nel giorno precedente e seguente, era duplicata la pena per le percosse, segnatamente agli uomini che accompagnavano donne. La massima per i colpi colle mani stabilita in L.20, colle armi in L.400, e di L. 500 nei casi di mutilazioni…”
E ancora durante le Feste di S. Margherita l’afflusso di fedeli era enorme, e il Consiglio Comunale ordinava delle guardie straordinarie ed erano duplicate le pene per tutti i delitti commessi nel periodo che andava dal 21 al 23 Febbraio.
In passato nelle Feste della Santa come in quella di S. Marco e di altre ricorrenze solenni, veniva concessa la libertà ad alcuni prigionieri, come offerta alla Santa.
Ma c’erano delle condizioni per ottenere la grazia, ovvero che i prigionieri non avessero altro modo per ottenere la libertà e di aver ricevuto il perdono dai nemici.
Il numero dei prigionieri graziati variava, sappiamo dal Mancini che nel 1323 i graziati, per la Festa della Patrona furono 2, le grazie erano ascritte in un registro delle deliberazioni comunali.