SALTA DENTRO

(Chi è il big, quest’anno?). Siamo tutti noi, perché abbiamo ricevuto l’invito a saltare dentro la storia di un Dio che è venuto a camminare con noi sulla terra. Dio per il suo progetto sceglie i più “inetti” agli occhi del mondo. Sceglie quelli che si fanno scegliere, che non hanno nulla da perdere, ma tutto da guadagnare con Dio. Dio sceglie chi è disposto a rischiare.

“Dio vuole che gli uomini si accorgano che non sono essi che conducono la storia; da soli combinano solo storie. Egli sceglie persone che aderiscano al suo progetto. Per questo sceglie donne sterili per dare loro una discendenza numerosa quanto le stelle, sceglie una vergine per dare una madre al suo Figlio, sceglie un disabile balbuziente (Mosè) per liberare il suo popolo. Dio non sa che farsene dei superbi. Per questo ha scelto come apostoli una banda di persone fallimentari. Chi manda avanti la Chiesa non è né il sapiente, né l’intelligente, ma uomini disponibili al suo amore. Da oggi puoi esserlo anche tu!” (L’ho letto da qualche parte, non so dove, ma funziona).

1. “Dove sei?” (Gen 3,9): prima domanda della Bibbia.

Dalla Genesi (3,9-10) all’ Apocalisse (3,20), dal primo all’ ultimo libro della Bibbia passando per i Vangeli, Dio cerca la sua creatura chiedendole il permesso di entrare nella sua vita, come amico, come padre, come sposo, come quell’Infinito che solo può riempire la sua vita. “Dove sei?”, chiede ad Adamo, dopo il peccato. Questa è la grande domanda che Dio non si stanca di fare a ciascuno. “Ma tu dove sei? Dov’è il tuo cuore, dove puntano i tuoi desideri?”. Non perché Dio non lo sappia. Sei tu che non sai dove sei.  Adamo ed Eva, al sentire la voce di Dio, hanno paura e si nascondono, perché sono nudi. La paura di Dio ha invaso il cuore dell’uomo. Atavica.

La paura è il contrario della fede. Colui che ha paura di Dio si nasconde in se stesso, ma il peccato lo mette a nudo. Si nasconde dietro a realtà effimere, pur di non pensare e incontrare Dio, colui che lo mette a nudo, allo scoperto, non per inibirlo, ma per salvarlo.

– L’uomo peccatore è per natura costantemente in fuga davanti a Dio. Pensa di poter far da solo, di contare solo sulle sue forze… Anzi spesso arriva a convincersi che Dio neppure esiste.

– Il credente rinunzia a questa fuga insensata. Egli non nasconde nulla al suo Dio. Perché sa che la dimora di Dio è il suo cuore. L’universo non lo può contenere, solo l’anima umana può contenere l’infinito Dio.

– Chi ha paura si nasconde, chi ha fede ascolta, cerca Dio, l’incontro con Lui, spalanca la porta della sua vita, non ricorre a coperture, a scuse, a palliativi (da pallium, mantello, qualcosa per coprirsi, sotto cui nascondersi). Non ha paure assurde…

2. “Che cosa cercate?” (Gv 1,38): prima domanda del Vangelo di Giovanni.

Cosa avviene quando Dio ci trova?

“Maria è la creatura che in modo unico ha spalancato la porta al suo Creatore, si è messa nelle sue mani, senza limiti. Ella vive interamente della e nella relazione con il Signore; è in atteggiamento di ascolto, attenta a cogliere i segni di Dio nel cammino del suo popolo; è inserita in una storia di fede e di speranza nelle promesse di Dio, che costituisce il tessuto della sua esistenza. E si sottomette liberamente alla parola ricevuta, alla volontà divina nell’obbedienza della fede.

L’Evangelista Luca narra la vicenda di Maria attraverso un fine parallelismo con la vicenda di Abramo”. (BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE Mercoledì, 19 dicembre 2012).

Andrea e Giovanni infatti si mettono sulle tracce di Gesù, su indicazione del Battista: rilievo importante, vuol dire che da solo difficilmente vai verso Dio, c’è bisogno di qualcuno che ti ci conduca, qualcuno che abbia già fatto l’esperienza dell’incontro e ti incoraggi a non aver paura, che con la sua vita ti mostri la bellezza di una vita incontrata da Dio.

38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. 39Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio”.

S. Margherita da Cortona fece questa stessa esperienza: a Gesù, che le domandò una volta: “Che cosa vuoi, poverella?”, con prontezza rispose: “Nient’altro cerco e voglio se non te, Signore mio Gesù”.

Dio entra nella nostra storia e ci invita ad entrare nella sua, nel suo progetto. Dio in noi, noi in Dio.

3. Seguitemi: pescatori di uomini

Gesù preciserà la vocazione di coloro che sceglierà come suoi collaboratori. “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Queste parole non sembrano a prima vista molto simpatiche: catturare la gente all’amo, nella rete. Richiama l’idea di adescamento. Dio non fa questo. Oggi molti lo fanno: la pubblicità, i centri di potere mediatico cercano di catturare l’audience… spesso la politica si riduce a questo.

Pescare gli uomini. Pescare vuol dire togliere i pesci dal loro ambiente vitale per metterli in un altro che causa loro morte. Ma l’espressione di Gesù vuol dire:

–  togliere gli uomini dall’ ambiente proprio dove si sentono e credono di stare a loro agio, hanno le loro abitudini, una vita statica, dove la vita è fatta di atti ripetitivi, dove uno non cambia, dove uno già sa tutto, non impara più, dove non c’è stupore, a volte neppure la speranza;

–  per metterli in un ambiente inizialmente insicuro, dove uno non ha più i suoi punti di riferimento, dove le regole sono poste da altri, come quando uno va a casa di altri, in un’altra nazione con una lingua sconosciuta, usi e costumi differenti. Si è pesci fuor d’acqua! Sei costretto a fidarti. Se vuoi vivere devi faticare per imparare. I

primi a dover fare questa esperienza (che è una conversione) sono proprio i discepoli. I primi pescati sono proprio loro. Tutti noi siamo finiti nella rete di Dio. Essere pescati significa reimpostare la vita su altre coordinate, su altri valori, su altre relazioni, imparare di nuovo a fidarsi, a obbedire, a riadattarsi. Un po’ come ritornare bambini, nel senso dato da Gesù a questa metafora. Imparare di nuovo a vivere, ma direttamente alla scuola di Dio. Permettere a Dio di saltare nella propria vita vuol dire allora imparare a vivere alla maniera di Dio. Ma quanta fatica!

– La prima lezione è “stare con Lui”, camminare dietro a Lui, imparare da Lui. Lui si fa nostro maestro, “vivendo con Lui e guardandolo agire” (Dei Verbum, 7).

Fare di Gesù l’interprete della mia vita. Stare in comunione con lui, diventare suoi discepoli, poi suoi amici. E attraverso Gesù con il Padre e lo Spirito. È quanto di più grande ci possa accadere!

Fare di Gesù l’organizzatore della mia vita. Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Le relazioni, le scelte, gli obiettivi, il peso da dare alle cose…

Fare di Gesù l’amore della mia vita. Dunque Dio desidera incontrarci. Dio ci desidera. Se entriamo in questo dinamismo, allora nasce l’amore.

Allora, “maestro dove abiti?”, perché voglio dimorare dove tu dimori. “Sto alla porta e busso”: si, entra Signore nella mia vita.

4. La FEDE

Spero nessuno di voi sia tra quelli che dicono: “Invidio la vostra fede; io non riesco a credere”.

“Coloro che si affidano a Dio e alle sue promesse appaiono spesso agli occhi del mondo ingenui o lontani dalla realtà” (Benedetto XVI, Messaggio pace 2013).


Ma sapete realmente cos’è la fede?

Credete forse che sia ingenuità, un’abdicazione della ragione o una specie di salto nel vuoto, con gli occhi chiusi?

Oppure una stampella sulla quale ci si appoggia come ultima risorsa quando si fa fatica ad andare avanti?

O forse un tranquillante, una specie di droga che ci fa da schermo contro la paura della morte?


No! La fede è una fiducia assoluta in Dio, il Dio che ha voluto parlare all’uomo mediante le Sacre Scritture, e rivelarsi in Gesù Cristo; un Dio che ama, che ha dimostrato il suo amore col dono di ciò che aveva di più prezioso: il suo Figlio diletto. Egli ci ha amati mentre ancora noi non Lo amavamo, e ha offerto la propria vita per chiunque mette tutta la propria fiducia in Lui.

Il salto è la fede, ma con la certezza di Abramo, di Maria, di Francesco e Chiara.

Cantico della fiducia

Altissimo, onnipotente, buon, Signore, sii tu laudato, per il tempo che ci doni, grembo dei giorni dove impariamo ad amarti, campo fecondo dove tu spargi semi di eternità.

Laudato si’, mi Signore, perché hai reso la nostra mente aperta alla luce della tua Parola e il nostro cuore alla dolcezza del tuo amore.

Laudato si’, mi Signore, perché

“ci hai chiamato, hai gridato, hai infranto la nostra sordità.

Ci hai abbagliato, ci hai folgorato, e hai finalmente guarito la nostra cecità.

Hai alitato su di noi il tuo profumo e l’abbiamo  respirato, e ora aneliamo a te.

Ti abbiamo gustato e ora abbiamo fame e sete di te.

Ci hai toccato e ora ardiamo dal desiderio di conseguire la tua pace”.

(S. Agostino, Confessioni).

Laudato si’, mi Signore, perché ci hai invitato, ci hai condotto per mano, ci hai “costretto”, anche attraverso i nostri fallimenti, ad entrare nella Chiesa al banchetto di nozze del tuo Figlio Gesù.

Laudato si’, mi Signore, per coloro che amiamo e ci amano, per l’amore che fiorisce nei cuori giovani, che matura nella fedeltà, che si tempra nella prova, che gioisce nel dono reciproco.

Laudato si’, mi Signore, per quei fratelli e sorelle che tu chiami alla consacrazione a te e all’annuncio del Vangelo, per dire a tutti, specialmente ai poveri, ai lontani, a chi è solo, che tu sei Padre e vuoi far risplendere sui nostri volti l’immagine del tuo Figlio.

Laudato si’, mi Signore, perché non ci abbandonerai nel mare della morte, ma ci farai entrare nel tuo Regno di luce infinita.

E ti lodiamo e benediciamo e ringraziamo, Signore Gesù, perché ora siamo a mensa con te e tu con noi, e apri a noi i segreti del tuo cuore, e ci doni la tua vita e il tuo Santo Spirito.

Fr. Giancarlo Rosati ofm

Lascia un commento