Il cammino di conversione di Margherita: il sesto passo

Margherita passa da Ossaia e Montalla

Si racconta che Margherita, in cammino verso Cortona, fece una sosta a Montalla, dove trovò accoglienza in casa di povera gente, che offrì a lei e al suo bambino qualcosa da mangiare.

Dopo quella giornata drammatica, l’incalzare degli avvenimenti, le ore di cammino verso Cortona, lei e il suo bambino dovevano essere sfiniti e affamati.

Dopo il rifiuto dei ricchi e nobili parenti di Arsenio, dopo la porta chiusa del padre, sono dei poveri e degli sconosciuti a offrirle ospitalità e a provare compassione per lei e il suo bambino!

Forse, dopo tanti e tali rifiuti, Margherita avrà avuto un po’ di timore a chiedere aiuto e chissà il suo stupore nel trovare tanto calore umano e tanta accoglienza! E davvero quante volte i poveri mostrano una generosità e una solidarietà maggiore dei ricchi, forse proprio perché conoscono l’angoscia dell’incertezza, la fatica delle privazioni e delle rinunce! Non sappiamo nient’altro di queste persone se non che ebbero un cuore grande nell’aiutare quella ragazza caduta in disgrazia e sola col suo bambino.

Ma ecco che per Margherita questa accoglienza semplice diventa il primo segno dell’amore di Dio che l’accompagna e la custodisce attraverso la sua Provvidenza, servendosi della generosità di quelle persone; questo bene ricevuto gratuitamente l’avrà nutrita e consolata forse più del pane materiale. Chissà che la sua dedizione per i poveri a Cortona non sia stata alimentata anche dal ricordo di quel passaggio a Montalla: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).

E certamente quella gente povera e generosa si sarà sentita dire dal Signore: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare… tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 34-40).

Con il loro gesto semplice e umano, senza giudicare Margherita ma guardando al suo bisogno, quelle persone l’hanno aiutata a riscattarsi e a dare una svolta alla sua vita senza immaginare chi sarebbe diventata. Viene in mente la lettera agli Ebrei, quando dice: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (Eb 13,2).

Viene da pensare ai tanti poveri di oggi, a quelli della nostra terra, che non hanno lavoro o non arrivano alla fine del mese e a quelli che vengono da lontano in cerca di una vita migliore, dopo viaggi estenuanti e drammatici in cui affrontano pericoli e sopportano violenze e privazioni.

Di fronte alle necessità di tanta gente viene forse spontaneo pensare che ci vogliono molte risorse, fuori dalla nostra portata e in parte è vero.

Eppure l’esperienza di Margherita e di quella povera gente ci mostra altre strade.

Se non possiamo risolvere i problemi del mondo, possiamo però chiederci: Sono disposto a lasciarmi toccare dal dolore altrui, a mettermi in gioco in prima persona per aiutare chi vedo in difficoltà o chi bussa alla mia porta in cerca di aiuto? In concreto, io cosa posso fare?

Noi come li accogliamo? Che sguardo abbiamo verso di loro?

Che tu sia ricco o che tu sia povero, ci sarà sempre qualcosa che puoi donare, fosse anche solo un piccolo gesto di umanità: per chi lo riceve può significare più di quanto tu pensi.

È la logica del Vangelo: ciò che ai nostri occhi è piccolo – come l’offerta della vedova povera (Lc 21,2-4), i cinque pani e i due pesci (Gv 6,1-14) – agli occhi di Dio ha un valore immenso.

Se offriamo con gioia quello che possiamo, potremo assistere a un nuovo miracolo:

il bene che di nuovo si moltiplica, si espande e rende più bello il nostro vivere, più umana la nostra società.

Le Sorelle Clarisse di Cortona

LA RENAIA – Qui Margherita, recandosi da Laviano a Cortona veniva ospitata col suo figlioletto, da pietrosi contadini.

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