S. Margherita da Cortona nel 750° della Conversione

Margherita da Cortona (1247-1297), nata vicino al lago Trasimeno (Umbria), in una famiglia di contadini, ha vissuto una faticosa vita umana, affettiva e spirituale, raccontataci dal suo confessore e guida spirituale fr. Giunta Bevegnati, francescano di Cortona, nella Legenda da lui scritta, in cui ha raccolto non solo gli avvenimenti, ma soprattutto le esperienze mistiche, i colloqui spirituali tra lei e Gesù: un racconto che narra in crescendo la trasformazione interiore da una vita in fuga da se stessa fino a ritrovarsi rinnovata ai piedi del Crocifisso. In uno dei primi colloqui con il Signore, si era sentita fare da lui questa domanda: “Che cosa vuoi, poverella?” E Margherita: “Nient’altro cerco e voglio se non te, Signore mio Gesù”.

È l’approdo di un grande desiderio, coltivato anche negli anni della “perdizione”. Orfana ancor adolescente della sua dolcissima madre, dalla nuova sposa di suo padre fu assai maltrattata, cosicché a sedici anni, lei bellissima nel fiore della giovinezza, se ne liberò andando a convivere con un giovane nobile del luogo con la promessa di matrimonio. Che mai si compì. Con il convivente Arsenio ebbe anche un figlio. Furono anni di vanità, di sfoggio di opulenza, di attrazione di sguardi e di invidie, ma nel suo cuore si agitava altro. Le amiche le dicevano: “Che cosa diventerai, Margerita, sfrenatamente vana come sei?” E lei: “Verrà un tempo in cui mi chiamerete santa – perché lo sarò – e verrete a visitarmi col bastone del pellegrino e con la sporta a tracolla”.  

Dopo nove anni di convivenza, Arsenio fu ucciso in una imboscata, il suo corpo nascosto nel bosco fu ritrovato da Margherita grazie alla guida del cane di famiglia (per questo la Santa è sempre rappresentata con un cagnolino ai suoi piedi). Si chinò su quel tumulo, scostò i rami e, impietrita, fissò a lungo quel volto sfigurato e quel corpo sanguinante. Cosa avvenne nella coscienza di Margherita in quell’ esperienza drammatica, dove tutto crollò di quanto aveva velato la verità della sua vita? I biografi ne raccolgono le tracce: “Ritorna schiantata al palazzo, si spoglia di tutto, rende ogni cosa alla famiglia del convivente; povera come venne nove anni prima a quella casa, povera ne esce ora, con una rozza veste nera, il volto bagnato dal pianto. Stringe nella propria mano la piccola mano del figlio e s’avvia verso la casa paterna, che però le si chiude in faccia”. “Ricorda, le dirà più tardi il Signore, come tuo padre ti ricevette male, istigato dalla matrigna… Non sapendo dove andare, priva di consigli, senza aiuto alcuno, seduta sotto l’albero di fichi del giardino, tu mi hai implorato umilmente e chiesto di essere in futuro tuo maestro, tuo padre, tuo sposo e tuo signore. Allora l’antico serpente … t’insinuò che avresti trovato complici e adoratori, per la bellezza del tuo corpo, dovunque tu fossi andata. Ma io, plasmatore della tua bellezza interiore, riuscii ad illuminare la tua coscienza e ad ispirarti di andare a Cortona e lì porti sotto l’obbedienza dei miei frati minori”. Il Signore ha scolpito la nuova vita di Margherita a colpi forti e precisi, da farne una nuova creatura. Cortona divenne la casa della sua nuova vita, accolta e guidata spiritualmente dai francescani, fino a diventare lei stessa francescana tra i laici (i terziari, come si diceva una volta) che seguivano lo spirito di San Francesco.

Quello fu il momento cruciale della grazia della sua conversione, che si colloca con una certa sicurezza, nell’anno 1272. Pertanto quest’anno ricorre il 750° della conversione di S. Margherita. Purtroppo, a causa delle incertezze provocate dalla pandemia, non siamo in grado di programmare alcunché per celebrare questo anniversario, se non le celebrazioni tradizionali delle due feste della Santa il 22 febbraio, anniversario della sua nascita al cielo, e a maggio (quest’anno il 22) memoria della sua canonizzazione (16 maggio 1728) e traslazione del corpo.

Dalla Basilica di S. Margherita in Cortona, auguriamo a tutti voi buon cammino di fede, ciascuno nello stato di vita in cui il Signore ci ha chiamato, puntando alto, cioè la santità, dignità a cui tutti siamo destinati.   

Fr. Giancarlo Rosati ofm, Rettore della Basilica.    

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